ProgrammaMin. ProfumoCons. Nardini
 

 

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Saluto Ministro Prof. Francesco Profumo

 

Rettore Fabiani, presidente Violante, presidente Gattegna, prof. Meghnagi,

Cari relatori, studenti, amici e amiche,

 

È per me un grande piacere essere qui con voi a ricordare una delle figure più importanti della cultura italiana del Novecento, un testimone e uno scrittore che con la sua opera ha reso imperituro il ricordo e la memoria della Shoah, la più grande tragedia del Novecento.

 

Sono orgoglioso e contento che una nostra istituzione universitaria abbia con così tanto impegno e convinzione raccolto la sfida di un convegno tanto importante per la qualità degli intervenuti, la pluralità di voci coinvolte, il numero di istituzioni che hanno aderito. Vedo tra il pubblico tre generazioni, e ne sono piacevolmente colpito: gli studiosi e i docenti delle scuole, gli studenti universitari, e gli studenti delle scuole secondarie che da quanto ho appreso si sono cimentati in questi mesi con l’opera storica e letteraria di Levi.

 

Le circostanze hanno voluto che come Ministro compissi il mio primo  viaggio ufficiale all’estero proprio ad Auschwitz, nei luoghi della memoria, assieme ad alcune personalità che sono qui anche oggi. È stata però anche una scelta personale con la quale il Ministero ha inteso dare un messaggio chiaro contro ogni forma di negazionismo, di antisemitismo e di razzismo, per la costruzione di una cittadinanza responsabile e condivisa fondata sul rispetto e sui diritti delle persone. Come Ministro, negli incontri per la settimana della memoria  alla Camera dei Deputati alla presenza degli on. Fini e Violante e il 27 in presenza del Presidente della Repubblica e del Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, ho fatto mia la vostra idea di ricordare Primo Levi con una iniziativa di spessore internazionale.

 

Primo levi ci ha lasciato 25 anni fa in modo tragico, senza che noi potessimo cancellarne la memoria. Il suo insegnamento in prosa e in poesia resterà per sempre a illuminare l’amore per il prossimo contro la degradazione umana, il sentimento della dignità offesa contro la barbarie.

 

Con Primo Levi e grazie alla sua opera ci sentiamo impegnati per sempre alla memoria. Per ciò che è accaduto e per ciò che ha significato e significa oggi.

 

La Shoah è stata uno spartiacque non solo per il XX secolo, ma per l’intera storia dell’umanità.  Un evento senza precedenti in cui una società complessa dominata da un’ideologia criminale ha utilizzato le sue competenze tecnologiche e le sue infrastrutture per un’azione sistematica di distruzione e di annientamento di un’intera civiltà. 

 

Il solenne “che non avvenga mai più” esprime un nobile sentimento che però non deve in alcun modo diventare una mera frase di maniera. Perché non sia tale, deve essere sostenuto dall’impegno costante contro la cultura dell’intolleranza, del razzismo e dell’antisemitismo in ogni sua forma, dall’attività di prevenzione nelle scuole e nella società attraverso la formazione e l’educazione alla cittadinanza. Proprio come diceva Primo Levi: “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre”. Per questo non possiamo lasciarci stordire dalle sirene dell’indifferenza.

 

Storia e memoria possono essere l’occasione per un intervento pedagogico che tenendo conto dell’unicità della Shoah, ne facciano un elemento unificante di solidarietà e di promozione della cultura del bene e di una cittadinanza veramente integrata.

 

In questa prospettiva il MIUR sin dall’approvazione della “Legge del Giorno della memoria”, con il sostegno del Quirinale, si è attivamente prodigato a promuovere la conoscenza della storia del Novecento e coltivare la memoria fra le nuove generazioni.  Tale azione profonda non sarebbe stata possibile senza l’impegno dei docenti che vi hanno aderito, il sostegno delle direzioni scolastiche regionali, il lavoro svolto dalle università e dagli enti locali e regionali, l’intensa e continuativa collaborazione delle comunità ebraiche e delle istituzioni impegnate per la tutela della memoria della Repubblica, e soprattutto senza la passione che gli studenti sono ancora capaci di mettere nelle proprie attività.

 

Posso affermare con orgoglio che l’Italia è tra i paesi più attivamente impegnati per la qualità e per la mole del lavoro svolto con i viaggi della memoria, la formazione dei docenti e il coinvolgimento degli studenti in percorsi formativi non limitati esclusivamente alle celebrazioni del 27 gennaio. A livello universitario (e questo convegno ne è una conferma) vorrei ricordare l’opera preziosa che si svolge a Roma Tre, dove è attivo da anni un Centro internazionale per la ricerca sulla didattica della Shoah con annessi un Master e una scuola di formazione (operanti dal 2005), apprezzati in tutta Europa. 

 

Sono orgoglioso che la sfida fatta propria dal Ministero sia stata adeguatamente raccolta e sia stata realizzata in così alto modo da tutte le istituzioni che vi hanno preso parte. 

 

Primo Levi merita tutto questo. E’ un grande scrittore, che amava spiegare e non giudicare, ed è stato il maestro di un’intera generazione. “Se questo è un uomo” resta un classico della letteratura sulla deportazione a livello mondiale. Un esempio unico di creatività linguistica e di etica della testimonianza che gli specialisti che interverranno sapranno approfondire nei suoi vari aspetti.

 

Complimenti e buon lavoro a tutti.

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Intervento

Cons. Anna Nardini

Presidenza del Consiglio dei Ministri

 

Ministro Profumo,  presidente Violante, presidente Gattegna,presidente Paserman, prof. Meghnagi,  illustri ospiti, ragazzi,

è con viva emozione che porto a tutti i presenti il Saluto della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed in particolare del Ministro Riccardi, che non può essere oggi qui con noi a causa di impegni istituzionaliall’estero. Un caloroso ringraziamento al prof. David Meghnagi e ai suoi collaboratori, che ci hanno fatto l’onore di organizzare, presso la nostra struttura, questo importante evento in commemorazione di Primo Levi. E’ un onore anche per il Comitato di coordinamento per le celebrazioni in ricordo della Shoah, istituito presso la Presidenza del Consiglio, che ha dato il proprio patrocinio a questo evento.

Il Comitato, istituito nel 2009, ha come obiettivo, oltre al coordinamento delle iniziative istituzionali previste per la celebrazione del 27 gennaio, Giorno della Memoria, anche quello di sensibilizzare le giovani generazioni sui fatti relativi alla memoria della Shoah, con iniziative che vanno però oltre il giorno della Memoria. E queste giornate di studio e di riflessione rispecchiano pienamente le finalità e lo spirito del Comitato. Il ricordo delle vittime della Shoah, in questa iniziativa, passa attraverso le parole ed il ricordo di un uomo, Primo Levi,che della Shoa è stato vittima e testimone. Un uomo libero, che ha fatto della libertà intellettuale l’arma della sua lotta contro la sopraffazione, il dolore e la mortificazione, ma anche la forza della sua testimonianza.

Il fatto che queste giornate di studio e di approfondimento sulla figura e le opere di Primo Levi, siano state organizzate anche in una sede istituzionale, come quella in cui siamo, vuole sottolineare la solennità del tributo che tutti, istituzioni, studiosi,  giovani, intendano rendere ad uno scrittore, ad uno scienziato, ad un uomo che ha combattuto nel corso di tutta la sua vita per la libertà e per il rispetto della dignità della persona: Un uomo che ha reso onore al nostro Paese nel mondo. 

Primo Levi, mettendo a nudo la propria anima, con pudore, ma con determinazione, ha scandagliato i meccanismi più profondi della mente umana, rivelando, con argomentazioni scientifiche inconfutabili, da un lato, la capacità dell’uomo di organizzare il male, apparentemente impensabile, e dall’altro la forza dell’intelligenza e della volontà di resistergli.

Le opere di Primo Levi sono infatti un esempio di razionalità e rigore scientifico che catturano il lettore. Un rigore che ha accompagnato la sua testimonianza nel corso di tutta la vita. Nei giorni scorsi ho avuto l’occasione di leggere due deposizioni che Primo Levi rese, una nel 1960 trasmessa alla Procura di Gerusalemme, l’altra nel 1971 al pubblico ministero tedesco, acquisite rispettivamente per il processo Eichmann e per il processo contro Bosshammer. Come sottolinea Marco Belpoliti, in un suo articolo dedicato a Levi, quello che colpisce di queste testimonianze orali è l’assenza di emozioni, di commenti, la lucidità e la precisione nella descrizione dei fatti, la prontezza di spirito nel registrare, in circostanze drammatiche e in un’età giovanissima, dettagli (nomi, numero di persone, cifre) riemersi alla memoria nel corso della sua vita.

Mi ha colpito però anche l’indignazione e la violenza con cui, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 1979, si scagliava contro il prof. Faurisson, negazionista francese che sosteneva che il fascismo, il nazismo, Auschwitz  non sono che invenzioni degli ebrei. Anche in questo caso Levi non rinuncia a capire i meccanismi che portano la mente umana a costruire simili falsità e individua la chiave di lettura del negazionismo nel bisogno che hanno le persone coinvolte direttamente o tramite persone a loro vicine nella organizzazione della distruzione di massa, di liberarsi dei sensi di colpa, negando quanto accaduto. Egli dice “la colpa è fastidiosa, o almeno scomoda; in tempi ormai lontani, in Italia e in Francia, era anche pericolosa. Si incomincia col negarla in giudizio; la si nega per decenni, in pubblico, poi in privato, poi davanti a se stessi: ecco, l'incantesimo è riuscito, il nero è diventato bianco, il torto diritto, i morti non sono morti, non c'è nessun assassino, la colpa non c'è più, anzi, non c'è mai stata. Non solo io non ho commesso il fatto, ma il fatto stesso non sussiste.” Invece“I morti ci sono stati, anche donne, anche bambini; decine di migliaia in Italia e in Francia, milioni in Polonia e in Unione Sovietica: non è così facile toglierseli di torno.”E rivolge un invito a  Faurisson “Venga, professore, a discutere con ognuno di noi: lo troverà più difficile che predicare ciance ai suoi allievi sprovveduti. Sprovveduti tutti fino al punto di accettarle?”. Queste parole suonano oggi, purtroppo, di grandissima attualità.

Le successive testimonianze dei sopravvissuti, ricordo qui tra gli altri Piero Terracina, che è stato anche consulente della P.C.M. per la Shoah, danno spessore e profondità alle testimonianze di Primo Levi, e  ricevono dalle sue opere coraggio e stimolo a tenere acceso questo lume di coscienza e consapevolezza, a salvaguardia  dell’essenza profonda dell’uomo, della sua dignità e della democrazia. Non posso qui non ricordare il prezioso lavoro effettuato dall’Archivio centrale dello Stato, grazie all’impegno profuso della dott.ssa Procaccia qui presente, per l’elaborazione e la messa a disposizione del pubblico delle interviste- testimonianza raccolte in tutto il mondo dalla Shoah Foundation for visual education di Los Angeles, creata da Steven Spielberg. Uno strumento prezioso che consente a tutti di accedere alla fonte primaria della Memoria, e cioè alle voci e ai volti dei sopravvissuti.

Questo Convegno ha un’impostazione culturale, letteraria, storica, ma non posso fare a meno di ricordare qui, proprio per sottolineare l’importanza di questa riflessione, ed anche per accogliere il grido di Primo Levi a ricordare, la terribile tragedia di Tolosa. Nell’esprimere il profondo cordoglio per la barbara uccisione di bambini ebrei, del loro padre, in una scuola ebraica, voglio anche manifestare la solidarietà a tutti coloro che ripetutamente sono fatti oggetto di attenzioni da parte di gruppi antisemiti, sui siti Internet. Un fenomeno grave sul quale il Comitato per il coordinamento per le celebrazioni in ricordo della Shoah ha sviluppato, su proposta dell’Avv. Gattegna, in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria del 2011, un approfondimento, proprio in questa sala, sottolineando quale potente e micidiale strumento rappresenti internet nelle mani di gruppi antisemiti e razzisti. Voglio ricordare l’impegno delle forze di polizia postale del nostro Paese, emerso anche nel corso dell’indagine conoscitiva sul fenomeno dell’antisemitismo condotta dalla Commissione parlamentare presieduta da Fiamma Nirenstein, e voglio anche rilanciare l’auspicio della Commissione affinchè sia ratificato al più presto il Protocollo addizionale alla Convenzione di Budapest per il contrasto alle forme di xenofobia e razzismo con mezzi informatici, firmata a novembre dal Governo.

Vorrei concludere, ritornando ai tragici fatti dei giorni scorsi, con le parole di Amos Luzzatto, ex Presidente dell’Unione delle comunità ebraiche,  una personalità forse con punti di contatto con Primo Levi, che in una recente intervista nella quale commentava i fatti di Tolosa, sottolineava la necessità di “una mobilitazione permanente delle coscienze democratiche”  e concludeva dicendo “Dobbiamo lavorare per rafforzare una società nella quale le maggioranze si ritengano responsabili dei diritti delle stesse minoranze … insieme dobbiamo lavorare per edificare faticosamente, ma con sicurezza, una società dominata dalla fraternità fra le genti. Per questo continueremo il dialogo fra le culture e le religioni nel fermo rifiuto di trasformare le differenze in barriere, in motivi di violenza”.

Nel lasciare la parola agli illustri ospiti, voglio segnalare che tutte le relazioni possono essere seguite anche attraverso il sito del Governo, sul quale sarà possibile trovare la sua registrazione nei prossimi mesi, in modo che queste giornate lascino la loro traccia. E’ questo un modesto contributo alla diffusione della figura di Primo Levi, anche se ci sarebbe piaciuto dedicargli addirittura un pianeta, ma l’Osservatorio astronomico di Pino Torinese lo ha già fatto nel 2011!

Buon lavoro!

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